ICEBERG, FOOTBALL E ALLENAMENTI
ICEBERG, FOOTBALL E ALLENAMENTI
(ovvero: tante ore di allenamento e pochi secondi di azione)
Alcuni giorni fa, mentre guardavo un documentario sugli iceberg del Polo Nord, ho appreso le reali dimensioni di questi giganti. Credevo che il volume di un iceberg fosse identico alla parte visibile in superfice. Non è così. Gli iceberg sono fatti di ghiaccio puro e poiché la sua densità è 920 kg/m3 mentre la densità dell’acqua di mare è 1025 kg/m3, ne deriva che l’iceberg galleggia, ma affiora in superfice per una piccola parte, poco più del 10%; ciò significa che il 90% dell’iceberg non è visibile perché rimane sotto il livello del mare.
Al termine del documentario, sono andato a vedere gli allenamenti dei Bengals Brescia e mi è venuto spontaneo fare un confronto tra la parte visibile dell’iceberg e la parte visibile di un’azione di football. Mi spiego: le belle giocate di una partita durano pochi secondi e non vengono mai per caso; piuttosto sono il risultato di molte d’ore d’allenamento, di esercizi ripetuti migliaia di volte, di coach che seguono gli atleti e ne correggono gli errori, di coach e di atleti che si fanno il mazzo per essere in campo tre sere alla settimana, da ottobre a giugno.
Centinaia d’ore di lavoro e sudore negli allenamenti sostengono i pochi secondi di un’azione perfetta in partita. Per tornare all’iceberg, la singola azione è la punta visibile in superfice, mentre le ore di allenamento che rendono perfetta quell’azione sono il corpo del gigante di ghiaccio. L’azione si vede, il lavoro in allenamento no.
Qualche mese fa su questo sito sono stati presentati i nuovi coaches e gli assistant coaches dei vari reparti (l’elenco completo è nel menu di navigazione). Ci sono altri due assistant coach di cui non abbiamo parlato in precedenza; entrambi stanno lavorando molto e bene, pur restando lontano dai riflettori. Visibilità poca, lavoro tanto. Iniziamo!
Il ritratto è quello tipico del bresciano: poche parole, tanto lavoro da fare, sempre di corsa. E’ l’identikit di Fabio Zanotti, già giocatore dei Bengals Brescia, ed ora Assistant Coach della Offensive Line anche per la stagione 2019. Da circa due anni la sua esperienza pluriennale come giocatore di linea è a disposizione della prima squadra, della giovanile e dei ragazzi che si avvicinano al football per la prima volta. Abbiamo raggiunto telefonicamente il giovane coach per conoscerlo meglio e – giustamente – per dare visibilità al lavoro che da tanti mesi sta svolgendo con buoni risultati (lo dice Maggini ed io ci credo!).
P: Che lavoro stai facendo con i giocatori di linea?
F: Stiamo lavorando molto sulle basi perché è importante tenerle sempre allenate; inoltre lavoriamo sulle tecniche di linea quali ad esempio counters, kick-step e pass protection. Gli allenamenti sono principalmente esercizi senza contatto fisico, ripetizioni di movimenti pre e post snap.
P: In una partita il lavoro delle linee è la parte più dura: ad ogni snap, i giocatori si confrontano fisicamente e mentalmente. Secondo te quale è la cosa più difficile per un uomo di linea?
F: La stanchezza, il dolore, i colpi fanno perdere ai giocatori la lucidità mentale e così possono commettere errori; la parte più difficile per un uomo di linea è mantenere la concentrazione necessaria per fare bene il proprio lavoro per tutta la partita.
P: Che novità ci sono nella linea di quest’anno?
F: Al gruppo storico si sono uniti altri giocatori: è tornato Calabrese che farà il Centro; una vecchia e gradita conoscenza come Maiolini è di nuovo in squadra; dai Mastini Verona è arrivato Perin. Direi che si è creato un gruppo molto compatto, c’è buona intesa tra i ragazzi. Li cito tutti perché se lo meritano: Merli, Onei, Calabrese, Lira, Perin, Maiolini.
P: Che risultati vuoi ottenere quest’anno?
F: Allenare le persone non è mai fine a se stesso: gli allenamenti servono per crescere e per migliorare insieme. A fine stagione nei giocatori del mio reparto vorrei vedere miglioramenti in ogni aspetto: mentalità, tecnica, intelligenza tattica.
P: A quale coach o giocatore ti ispiri?
F: Il coach di riferimento è Lecharles Bentley: è stato un Centro tra i migliori nella NFL, giocando ad altissimi livelli per sei stagioni. Purtroppo la sua carriera è stata interrotta da un infortunio al ginocchio; questo non lo ha tenuto lontano dai terreni di gioco: è diventato coach e ha creato la Bentley O-Line Accademy, una accademia per preparare gli uomini di linea. I suoi video sono disponibili sul web e li studio con attenzione. Tra i giocatori in attività, mi piace Kyle Long la guardia dei Chicago Bears.
P: Quanto pesa la tua esperienza di giocatore ora che fai il coach?
F: Aver giocato mi ha dato una solida base di esperienza che voglio condividere con i giocatori. Penso che senza esperienza di campo e di gioco, non avrei potuto allenare.
P: Un aggettivo che ti qualifica sul campo di football?
F: Alcuni mi dicono che sono un rompiballe… ma non me la prendo (ridacchia).
La chiacchierata con Fabio offre spunto per varie riflessioni su questo sport, riportiamo quella più significativa secondo noi: la pratica rende perfetti. Pertanto la prossima volta che siete al Bengals Stadium e vedete le Tigri eseguire un’azione perfetta in partita, ricordatevi che dietro pochi secondi di gioco ci sono tante ore di allenamento.
La seconda parte è dedicata ad un altro giovane coach che sta lavorando con il reparto WR e con lo Special Team. Per ora non anticipiamo nulla, ma la settimana prossima saprete chi è.
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